SAN LAZZARO PRIMA DELL’ARRIVO DI MECHITAR

… Il circuito di quest’isola è tenuto recinto di muro, e se non fosse per l’incomodo delle secche, e paludi, che la circondano, riuscirebbe assai delitiosa.

 

Vincenzo Coronelli, Isolario, 1696.

 Come molte altre isole della Laguna di Venezia, San Lazzaro ospita, in età medievale, comunità religiose e monastiche, ma viene a tratti adibito ad altre funzioni, quali un lazzaretto e una fabbrica di armamenti, per rimanere infine semiabbandonato, sino all’arrivo e all’insediamento dell’Abate Mechitar, nel 1717.

Nell’810 la Serenissima affida l’isola all’Abate del Monastero benedettino di S. Ilario di Fusina. Nei secoli successivi verrà adibita dal Senato ad ospedale per pellegrini, “lazzaretto”, nonché ricovero per i poveri.

Nel 1182 il nobile Leone Paolini ottiene il permesso di trasferire l’ospedale dei lebbrosi da S. Trovaso nell’isola, che riceve in dono dall’Abate Uberto. Da allora in poi verrà denominata Isola di San Lazzaro, al pari dei lazzaretti dei lebbrosi sparsi in Italia. All’epoca viene pure costruita una prima chiesa, forse dedicata a S. Leone Magno.

Nel 1348 il lebbrosario è oggetto di restauri mentre l’isola passa alla Cattedrale patriarcale di San Pietro. Viene costruita l’attuale chiesa e dedicata a San Lazzaro, come documentato dall’iscrizione dell’architrave dell’antico ingresso, ora nell’atrio del monastero.

Verso la metà del ‘500, ridotti i lebbrosi a pochissimi individui, il Senato decide di ospitare in San Lazzaro i poveri della città e procede ad alcuni restauri. Ma a causa della lontananza, l’ospizio viene trasferito a S. Giovanni e Paolo: nel 1601 tutte le suppellettili, gli arredi sacri e le reliquie dei santi vengono trasferite nella nuova sede e l’isola viene abbandonata.

Nel 1651 alcuni religiosi domenicani profughi da Creta, prendono dimora in San Lazzaro, ottendendola in affitto dalla confraternita dei Mendicanti, e la abbandonano dopo 20 anni.

Nel 1678 l’isola è data in concessione ai Gesuiti, che la abbandonano poco dopo. Successivamente è in mano a un tal Cristoforo Freschi, il quale però deve cedere all’ordinanza del Senato della Repubblica che la trasforma temporaneamente in una fabbrica di armamenti per sovvenire alle necessità della guerra nella Morea veneziana.

Nel 1696 San Lazzaro è menzionata dal Coronelli come abitata da un Cappellano che vi officia una Messa quotidiana, con responsabilità di custodia, e da alcuni ortolani.

Nel 1711 alcuni nobili, quali Paolo Pisani e Gian Francesco Labia, hanno il progetto di istituirvi un nosocomio, e ottengono dai Mendicanti l’autorizzazione; però il disegno non va in porto e l’isola rimane ad uso degli ortolani.

 

L’ABATE MECHITAR A SAN LAZZARO

 

 

… …….l’isola nel 1717 era all’intutto abbandonata. 

Ma un uomo nato in Sebaste d’Armenia l’anno 1675, e acceso di santo fervore, avea divisato ricondurre la propria nazione all’unità delle religiose credenze …

Quest’uomo degno era Mechitar …

Ed ecco l’isola di San Lazzaro, che, ceduta essendogli dalla Repubblica, tornò opportunissima al suo disegno. Ristorò quivi, o quasi rifece chiesa e convento …

Cronologia dell’Isola di San Lazzaro

 

 L’ingresso di Mechitar a San Lazzaro 

Giunto a Venezia nel 1715, nella sua ricerca di una sede per la Congregazione, Mechitar è appoggiato dal Senato, in particolare dai veneziani conosciuti in Morea, quali Angelo Emo e Alvise Sebastiano Mocenigo.

Stante il veto del Senato all’insediamento di nuove congregazioni religiose nella città di Venezia, viene proposto all’Abate di scegliere un luogo fuori città. Dopo attente valutazioni, Mechitar posa la sua attenzione su San Lazzaro, che visita nell’estate 1716.

Il 2 agosto 1717 il Senato veneziano concede in perpetuo l’isola di San Lazzaro a Mechitar e ai suoi monaci, che vi fanno ingresso l’8 settembre, ricorrenza della fondazione della Congregazione. Il doge è Giovanni Corner, discendente di Caterina, ultima regina d’Armenia.

 

La ristrutturazione del complesso monastico

 All’arrivo di Mechitar l’isola ha una superficie di appena 7000 mq e si presenta in stato di abbandono, con due buoni pozzi, un edificio in condizioni precarie e alcuni magazzini semidistrutti, ma l’intuito dell’Abate vede in quest’isola la sede adatta.

Il Fondatore si dedica immediatamente ai lavori più urgenti di risanamento e rifacimento di alcuni locali e della chiesa preesistente, che vengono ultimati nel 1723.

L’anno successivo Mechitar inizia a realizzare il suo progetto di ristrutturazione e costruzione del nuovo monastero, a partire dall’ala settentrionale, e avanza a lotti fino a completare il complesso nel 1740 con la Biblioteca monumentale e il sottostante refettorio.

Solo il campanile, di cui pone le fondamenta e i cui lati vengono decorati con lo stemma della Congregazione, viene ultimato dopo la sua morte.

Dati gli scarsi mezzi finanziari, tutti gli interventi inizialmente vengono effettuati in economia, ma saranno ben presto arricchiti grazie al sostegno di alcuni armeni veneziani tra i quali Sarat Sceriman, i Saum, i mercanti Davidian, Vertanessian, Pogossian, e in particolare del conte Stefano Sceriman.

 

Realizzazioni e iniziative tra il 1716 e il 1749 (anno della morte di Mechitar)

 

Contemporaneamente alle opere di ristrutturazione e costruzione, Mechitar avvia una serie di iniziative in ordine alle finalità spirituali e culturali della sua Congregazione:

Il fondatore inizia una raccolta di testi per la costituzione di una grande Biblioteca, mirando le acquisizioni allo scopo di dotare la Congregazione di una serie di strumenti per lo svolgimento ottimale del proprio apostolato culturale ed ecumenico.

Nel contempo impegna la Congregazione nella raccolta di antichi manoscritti, con l’invio di confratelli in Oriente e in terra d’Armenia e, qualora non sia possibile acquisire i testi, con un’attività di copiatura.

Nei manoscritti vengono ricercate le fonti primarie per il lavoro di ricerca, come nella preparazione di una nuova edizione armena della Bibbia.

Mechitar avvia sin dal principio un’opera di collaborazione con l’editoria veneziana, per dare sbocco alla produzione scientifica e letteraria della Congregazione.

Per le proprie pubblicazioni, l’Abate si appoggia in particolare alla tipografia di Antonio Bortoli, provvista dei necessari caratteri armeni, e che all’epoca deteneva in esclusiva la concessione governativa per la stampa di libri in lingua armena.

Vengono così poste le basi dell’attività tipografica che, acquisiti nuovi pregiati caratteri e infine rilevati gli strumenti del Bortoli, sarà portata nel 1789 nella stessa San Lazzaro e caratterizzerà l’attività della Congregazione fino ai giorni nostri.

Mechitar si dedica contemporaneamente alla formazione dei giovani, in cui consiste una delle principali finalità della Congregazione. San Lazzaro diviene sede del Seminario per la formazione culturale e spirituale dei futuri monaci.

 

                   ORGANIZZAZIONE ED ESPANSIONE DELLE ATTIVITA’ A SAN LAZZARO DOPO MECHITAR

 

 

Dalla morte dell’Abate Mechitar nel 1749 al 1800

 

A Mechitar subentra alla guida della Congregazione l’Abate Stepanos Melkonian, che la governa per oltre mezzo secolo, dal 1749 al 1800. È sotto il suo abbaziato che, a causa di dissidi interni sull’interpretazione del carisma del Fondatore e delle Costituzioni, un gruppo di monaci costituiranno un ramo indipendente della comunità che troverà sede definitivamente a Vienna nel 1810.

Sotto la guida di Melkonian, la Congregazione veneziana continua e potenzia gli ambiti di attività culturale e formativa intrapresi dal Fondatore: nel 1789, ad esempio, viene aperta la tipografia a San Lazzaro, per la quale si edifica un apposito padiglione, mentre si continua ad arricchire la biblioteca.

La raccolta dei manoscritti procede a ritmo serrato, al punto che dal numero di 250 all’epoca della morte di Mechitar, i testi si portano a 900 unità.

 

 Napoleone e la comunità mechitarista

 

Fu proprio la pubblicazione di numerose opere di erudizione e di critica che evidenziò le benemerenze della Congregazione Mechitarista, tanto da meritarle un trattamento speciale nel periodo in cui Napoleone decretò la soppressione dei monasteri in tutti i territori dell’Impero. In conseguenza del carattere eminentemente culturale assunto dall’Ordine, pur senza apportare alcuna modifica alla Regola, esso ottiene di sussistere grazie al riconoscimento del suo valore di Accademia Scientifica.

Da sei anni, la Repubblica di Venezia aveva cessato di esistere.  La piccola congregazione non aveva neppure il necessario per vivere, perché i risparmi depositati presso la Zecca della Repubblica non davano più frutto come ai tempi della Serenissima. Il Regno d’Italia, sotto l’egemonia della Francia, non mostrava alla Congregazione la medesima simpatia di cui aveva goduto ai tempi della Serenissima.

In tale situazione, l’Abate Akonz convoca a Venezia i Padri e viene deciso di interessare le autorità francesi a Roma, a Parigi, a Milano e pure a Costantinopoli, dove risiedeva l’ambasciatore Ruddin, mobilitando in particolare i padri Mesrop Agatchrakian, chimico di chiara fama, Gabriel Avedikian, Vicario generale della Congregazione, e Hovhannes Zohrabian, noto per la pubblicazione della Bibbia armena.

Napoleone si reca a Venezia il 27 Novembre 1807. L’abate Akonz ottiene un’udienza il 6 dicembre, in cui presenta una supplica sulla questione della sopravvivenza della Congregazione, senza ottenere una risposta definitiva.

Il 12 maggio 1810 viene decretata la soppressione di tutti i conventi, l’esproprio dei beni e la secolarizzazione dei membri.

La Congregazione invia Padre Zohrabian dal principe Eugenio, con una nuova istanza, che viene rimessa all’Imperatore.

Il 4 settembre il principe Eugenio arriva a Venezia, e l’8 settembre ai Padri sono consegnate due copie di un decreto di Napoleone, firmato il 17 Agosto 1810, che stabilisce che la Congregazione dei Padri Mechitaristi è conservata nel suo stato. Giunge inoltre notizia che, considerata come Accademia di studio, essa avrebbe sempre goduto della benevolenza dell’Imperatore.

 

 L’Academia Sancti Lazari

 

Il ruolo riconosciuto alla Congregazione dal decreto napoleonico viene ufficialmente consolidato con l’istituzione dell’Academia Sancti Lazari, con la quale non si viene soltanto a rafforzare la delicata posizione della Congregazione nel contesto storico delle soppressioni, ma le si riconosce ufficialmente il peso culturale già sino ad allora esercitato, attraverso l’operosità dei Padri, ai più alti livelli.

San Lazzaro è riconosciuta quale interlocutrice delle istituzioni accademiche dello scenario internazionale.

Per questo motivo, numerosi personaggi illustri del panorama letterario dell’Otto e Novecento verranno attratti da San Lazzaro. Tra questi spicca il nome del celebre poeta inglese George Gordon Lord Byron, che durante il suo soggiorno veneziano frequenterà assiduamente la comunità monastica, visitandola pressoché quotidianamente per tre mesi, a partire dal novembre 2016, ed ivi dedicandosi, sotto la guida di P. Haroutioun Aucher (Avkerian), allo studio della lingua armena.

Dal 1843 l’Academia Sancti Lazari si è dotata di una rivista ufficiale, Pazmaveb, che tutt’oggi eccelle tra le pubblicazioni negli studi armenologici ed orientalistici, detenendo peraltro il primato della più antica rivista continuativamente pubblicata in Italia.

È in quegli stessi anni che la vita della comunità viene segnata dalla monumentale opera di Padre Ghevond (Leonzio) Alishan, la cui levatura di intellettuale di prim’ordine, polivalente ed enciclopedico, confermerà la straordinaria rilevanza dell’attività accademica dei discepoli di Mechitar.

 

Le scuole e le missioni mechitariste 

Il primo ventennio del Novecento è segnato dalla terribile vicenda del Genocidio, che travolge il popolo armeno nelle terre dell’Anatolia e pone fine all’attività missionaria mechitarista nei luoghi dell’Armenia storica.

Contemporaneamente, il riversarsi degli armeni superstiti fuori dalle proprie regioni storiche e il conseguente costituirsi della diaspora, crea le condizioni per istituire nuovi centri educativi e sociali (orfanotrofi, scuole, parrocchie), con alcune aree di particolare concentrazione, come ad esempio in Libano, Siria, in Russia (a Mosca), Francia (Lione e Marsiglia) e nelle Americhe (Canada, Stati Uniti – in particolare a Los Angeles – e Argentina).

A seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica e con la proclamazione, nel 1992, dell’indipendenza della Repubblica Armena, nel 1994 i monaci apriranno nella capitale, Erevan, un centro mechitarista di formazione per gli studi superiori e il discernimento vocazionale.

Nell’arco di tre secoli, la Congregazione mechitarista diede vita a una trentina di centri, tra istituti e scuole per l’educazione dei giovani, con vicissitudini diverse di aperture, chiusure e trasferimenti, in rapporto al variare delle necessità della presenza armena nel mondo. Fra tutti, il più noto è il Collegio Moorat-Raphaël che è stato uno dei più importanti luoghi di formazione della classe intellettuale e dirigenziale armena, fino al 1997. Tra i più recenti, il centro di Cioratan, per l’intrattenimento e una prima formazione dei giovani alla manualità in varie forme, in una delle aree più povere e sprovviste di opportunità della Repubblica d’Armenia.

 

Interventi di ampliamento dell’isola e nuove costruzioni

 

L’isola beneficiò di due ampliamenti: il primo effettuato nel 1815 dal Governo austriaco e il secondo nel 1949. La sua estensione ne risultò più che triplicata, dall’originale di circa 8.000 mq a quella attuale di circa 30.000 mq.

In questo modo si poterono realizzare aggiunte e modifiche di diversi ambienti del monastero lungo tutto il 1800 e il 1900: in particolare la realizzazione di un nuovo braccio del monastero con al pianterreno i locali spaziosi di una nuova tipografia, l’edificazione dell’osservatorio astronomico presso la sala del museo della scienza, e l’aggiunta di un terzo piano al noviziato.

Il più importante intervento degli ultimi anni è stato fatto nel 1967 con l’edificazione, grazie al generoso benefattore armeno Boghos Ispenian, di una nuova biblioteca per custodire adeguatamente il prezioso fondo dei manoscritti.

Nel 2012 un restauro dei locali dell’antica tipografia ha consentito di realizzare il museo della storica Tipografia mechitarista e della stampa armena.

San Lazzaro non fu risparmiata da alcune sciagure, in particolare da due incendi che si verificarono rispettivamente nel 1883, quando andarono distrutti una parte del noviziato e l’ingresso del monastero, e un altro nel 1975, che coinvolse la sacrestia e la biblioteca soprastante.

 

 

Celebrazioni e Giubilei degli ultimi decenni

 

Nell’Anno Giubilare del 2000 si è compiuta la riunificazione dei due rami storici della Congregazione, quello veneziano e quello viennese, ricorrendo peraltro in quell’anno anche il Tricentenario della sua fondazione.

Nel 2015, anno del Centenario del Genocidio armeno, San Lazzaro ha ospitato il padiglione armeno della Biennale di Venezia, che si è aggiudicato il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale.

Un altro anniversario di somma importanza è stato celebrato nel 2017, in occasione del Tricentenario della fondazione dell’Abbazia di San Lazzaro, per il quale è stato indetto un Anno giubilare, dall’8 settembre 2017 all’8 settembre 2018, segnato da celebrazioni liturgiche ed eventi culturali diversi quali concerti, conferenze, convegni all’estero, e un Convegno internazionale, a San Lazzaro, di tre giorni.

Ad oggi, San Lazzaro e San Francesco del Deserto (se escludiamo San Giorgio, che per la sua prossimità al nucleo cittadino possiamo considerare parte integrante del centro storico) sono le due uniche isole della Laguna veneziana a mantenere una presenza vissuta di comunità religiose e monastiche, un tempo comune a pressoché tutte le isole dell’ampio specchio lagunare.

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